Descrizione
Il 10 febbraio di ogni anno ricorre il Giorno del Ricordo, per non dimenticare le vittime delle foibe e l'esodo dei cittadini italiani dalle province giuliano-dalmate.
Solamente ricordando quanto accaduto potremo infatti fare sì che questi eventi non si ripetano.
Solamente ricordando quanto accaduto potremo infatti fare sì che questi eventi non si ripetano.
Di seguito una riflessione dell'Assessore Corrado Bartolomei per mantenere viva "la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli Istriani, Fiumani e Dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale" - (legge 30 marzo 2004/92).
La legge n°92 del 30 marzo 2004 ha istituito il “Giorno del Ricordo” per commemorare il 10 febbraio di ogni anno il dramma dell’esodo Istriano Giuliano Dalmata e delle tante vittime causate dalla barbarie dei Titini.
Gli esuli dovettero fuggire dalle proprie case, dalle proprie abitudini e dalla propria normalità per non vivere con la paura dell’arrivo delle squadre “titine”, che portavano via uomini, donne e bambini, a volte con la sola colpa di essere italiani.
Tante furono le vittime e molti che non vollero arrendersi, provando a difendere i propri diritti, furono torturati e uccisi.
Fra questi è tristemente noto il caso di Norma Cossetto, una ragazza di 23 anni che abitava in Istria a una settantina di chilometri da Trieste e frequentava l’università di Padova, dove, come moltissimi altri suoi coetanei, aveva aderito ai G.U.F. (Gruppi Universitari Fascisti).
In Istria, la situazione cominciò a peggiorare drasticamente dopo l’8 settembre 1943, quando i comitati locali iniziarono a prendersela con le forze dell’ordine italiane e con tutte le persone che in un qualche modo venivano considerate filofasciste o comunque scomode per la posizione che ricoprivano.
Tra i molti che diventarono bersagli fu individuato anche il padre di Norma, che era stato un importante esponente del fascismo istriano.
Il 26 settembre del 1943, Norma venne interrogata una prima volta da esponenti delle forze di Tito, che, prima di rilasciarla, cercarono di farle confessare dove fosse il padre, in quei giorni a Trieste.
Purtroppo, tornarono il giorno successivo e, trascinatola via da casa, Norma venne seviziata, violentata, uccisa e gettata in una foiba. I testimoni che videro il povero corpo di Norma Cossetto riferirono che sul cadavere della ragazza erano evidenti i segni di torture e sevizie talmente mostruose da non poter mai più dimenticare quell’immagine.
Ricevuta la notizia relativa alla cattura della figlia, il padre rientrò al paese e lì venne a sua volta catturato, ucciso e gettato in una foiba.
In quei difficili mesi, nella penisola istriana e in tutta l’area Giuliano-Dalmata, vendette ed esecuzioni sommarie furono all’ordine del giorno, con persone che scomparivano nel nulla senza più fare ritorno. Tanti si scoprì che erano stati gettati nelle foibe.
Furono circa 350.000 le persone che scelsero di fuggire da quelle atrocità. Molti raggiunsero l’Italia certi di essere ben accolti, ma spesso trovarono invece un clima ostile e furono praticamente internati nei “centri di raccolta profughi”.
Ricordiamo, perché ciò che è stato serva da monito e non possa più accadere.
Corrado Bartolomei
Gli esuli dovettero fuggire dalle proprie case, dalle proprie abitudini e dalla propria normalità per non vivere con la paura dell’arrivo delle squadre “titine”, che portavano via uomini, donne e bambini, a volte con la sola colpa di essere italiani.
Tante furono le vittime e molti che non vollero arrendersi, provando a difendere i propri diritti, furono torturati e uccisi.
Fra questi è tristemente noto il caso di Norma Cossetto, una ragazza di 23 anni che abitava in Istria a una settantina di chilometri da Trieste e frequentava l’università di Padova, dove, come moltissimi altri suoi coetanei, aveva aderito ai G.U.F. (Gruppi Universitari Fascisti).
In Istria, la situazione cominciò a peggiorare drasticamente dopo l’8 settembre 1943, quando i comitati locali iniziarono a prendersela con le forze dell’ordine italiane e con tutte le persone che in un qualche modo venivano considerate filofasciste o comunque scomode per la posizione che ricoprivano.
Tra i molti che diventarono bersagli fu individuato anche il padre di Norma, che era stato un importante esponente del fascismo istriano.
Il 26 settembre del 1943, Norma venne interrogata una prima volta da esponenti delle forze di Tito, che, prima di rilasciarla, cercarono di farle confessare dove fosse il padre, in quei giorni a Trieste.
Purtroppo, tornarono il giorno successivo e, trascinatola via da casa, Norma venne seviziata, violentata, uccisa e gettata in una foiba. I testimoni che videro il povero corpo di Norma Cossetto riferirono che sul cadavere della ragazza erano evidenti i segni di torture e sevizie talmente mostruose da non poter mai più dimenticare quell’immagine.
Ricevuta la notizia relativa alla cattura della figlia, il padre rientrò al paese e lì venne a sua volta catturato, ucciso e gettato in una foiba.
In quei difficili mesi, nella penisola istriana e in tutta l’area Giuliano-Dalmata, vendette ed esecuzioni sommarie furono all’ordine del giorno, con persone che scomparivano nel nulla senza più fare ritorno. Tanti si scoprì che erano stati gettati nelle foibe.
Furono circa 350.000 le persone che scelsero di fuggire da quelle atrocità. Molti raggiunsero l’Italia certi di essere ben accolti, ma spesso trovarono invece un clima ostile e furono praticamente internati nei “centri di raccolta profughi”.
Ricordiamo, perché ciò che è stato serva da monito e non possa più accadere.
Corrado Bartolomei
Assessore Cultura, Sport, Sicurezza, Protezione Civile
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Ultimo aggiornamento pagina: 10/02/2022 10:18:53